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Perché investire in SEO è ancora decisivo, anche ai tempi di ChatGPT

immagine per rapporto tra SEO e AI

L'intelligenza artificiale può generare contenuti ottimizzati in pochi secondi, ma questo ha reso obsolete le strategie di posizionamento sui motori di ricerca? La verità è che la SEO non è scomparsa: si è evoluta verso un approccio più strategico dove l'AI diventa strumento, non sostituto.

Ogni nuova tecnologia digitale ha fatto pensare che la SEO sarebbe finita: prima i cambi di algoritmo, poi la ricerca semantica, ora l'AI generativa. Invece, chi sa combinare intelligenza artificiale e competenza umana ha oggi un vantaggio competitivo decisive.

In questo articolo facciamo chiarezza su cosa sta davvero cambiando e come costruire un approccio SEO efficace nell'era dell'AI.

Indice dei contenuti:

La SEO ha ancora senso nell'era dell'AI?

Fino a poco tempo fa, bastava lavorare bene su keyword research, struttura e qualità dei contenuti (+ backlinks) per ottenere risultati solidi e duraturi. Oggi l’AI ha reso accessibili a chiunque quasi tutti gli strumenti per “fare SEO”: testi generati in pochi secondi, title e meta description pronti all’uso, cluster semantici estratti da prompt. Ma se tutti usano gli stessi strumenti, cosa distingue un contenuto da un altro?

Ecco il punto critico: l’AI livella, standardizza. Senza un intervento umano strategico, i contenuti finiscono per somigliarsi tutti. Stesso tono, stessa struttura, stessa profondità. E Google, che ha dichiarato di premiare utilità, originalità e affidabilità, non ha alcun motivo per posizionarli bene. In pratica: puoi pubblicare anche cento articoli al mese con l’AI, ma se nessuno aggiunge qualcosa di nuovo, non stai costruendo valore, stai solo aumentando il rumore.

Fare SEO oggi non significa solo produrre di più, ma progettare meglio: partire dal bisogno reale dell’utente, capire l’intento dietro una query e usare l’AI come leva, non come pilota automatico.

Nuove opportunità: il traffico dalla navigazione degli strumenti AI

In questo scenario, stanno nascendo anche nuove opportunità di visibilità: gli assistenti AI come ChatGPT, Perplexity o Bing Copilot iniziano a suggerire link verso fonti autorevoli, creando quello che possiamo definire traffico dalla navigazione degli strumenti AI — flussi di utenti che non passano dalla SERP tradizionale ma arrivano direttamente dalle risposte degli assistenti.

Posizionarsi in questi ambienti richiede contenuti strutturati, chiari, citabili — esattamente ciò che una buona strategia SEO continua a costruire, con l'accento ancora più forte su accuratezza e autorevolezza.

Cosa cambia davvero con l’AI generativa (ChatGPT, Gemini, Claude ecc.)

L’AI generativa ha velocizzato molte attività operative nella SEO: dalla creazione di outline alla stesura di bozze, fino alla generazione di topic correlati o cluster semantici. Tutto questo ha reso i flussi di lavoro più rapidi, ma non sempre più efficaci. Un esempio evidente è il keyword research: l’AI può suggerire idee plausibili, ma - per il momento - non fornisce dati come volumi di ricerca, competitività o stagionalità.

Ecco perché il vero cambiamento riguarda il ruolo stesso del professionista SEO. Oggi serve più controllo editoriale, non meno. Automatizzare senza verificare porta a contenuti solo apparentemente curati. In realtà, questi risultano spesso generici, ripetitivi e imprecisi. In uno scenario così competitivo, il rischio non è solo perdere posizionamento — ma anche perdere credibilità. La SEO richiede sempre più una figura in grado di orientare, valutare, dare valore: da produttore a stratega, da tecnico a supervisore della qualità.

Tuttavia, proprio nel momento in cui l’AI diventa accessibile a tutti, emergono con forza i suoi limiti strutturali.

Cosa l’AI non riesce a fare (bene) in ambito SEO

L'AI è potente ma non autonoma: richiede un intervento umano qualificato per esprimere il suo potenziale. Non è che l'AI non comprenda il contesto - è che ha bisogno di essere guidata attraverso prompt strategicamente costruiti per farlo. La differenza cruciale sta proprio qui: mentre gli strumenti AI possono elaborare enormi quantità di dati e generare contenuti tecnicamente corretti, è l'esperto SEO che deve definire i parametri, calibrare i prompt e personalizzare gli output per allinearli agli obiettivi specifici.

Questa limitazione si estende anche all'ambito della SEO off-site e tecnica. L'AI non crea relazioni e non ottiene link da fonti credibili. Tutto ciò che riguarda priorità editoriali, connessioni di valore, coerenza tra intenzione e contenuto resta fuori dalla sua portata. Ed è proprio lì che si gioca la vera differenza tra "fare contenuti" e fare strategia SEO — soprattutto quando entrano in gioco aspetti tecnici come l'architettura del sito, la gestione dei link interni e l'ottimizzazione della struttura complessiva. 

Per padroneggiare questi elementi fondamentali e costruire una strategia SEO davvero efficace, abbiamo creato una guida completa alla SEO tecnica con approfondimenti pratici e soluzioni concrete.

Conclusione: perché SEO + AI è la vera alleanza vincente

L'intelligenza artificiale non ha cancellato il valore della SEO: lo ha elevato a un piano ancora più strategico. Oggi chi lavora in questo campo ha l'opportunità di combinare l'efficienza dell'automazione con la visione umana che ne guida l'applicazione. La SEO resta il framework decisionale che risponde alle domande fondamentali: cosa produrre, per chi, con quale obiettivo. E questa direzione strategica è più necessaria che mai in un panorama digitale sempre più affollato. E con l'emergere del traffico dagli assistenti AI, questa strategia diventa ancora più preziosa.

Chi oggi investe in una SEO strategicamente guidata dall'umano ma potenziata dall'AI si prepara non solo a competere nei risultati di ricerca attuali, ma a posizionarsi come fonte autorevole nei sistemi che stanno ridefinendo il modo in cui le persone cercano informazioni.